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lunedì 12 settembre 2016

ARCHIVIO 28 08 2016 VALDAGNO IL PUNTO NASCITE DI VALDAGNO NON SI CHIUDE



ARCHIVIO 28/082016

Apprendiamo con piacere che le popolazioni del valdagnese ce l’hanno fatta: Zaia è tornato sui suoi passi e, per il momento, il reparto di maternità di Valdagno non viene chiuso. Resta sempre la spada di Damocle del 2017, anno nel quale la questione sarà di nuovo presa in esame.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle migliaia di persone che, senza un motivo apprezzabile, si vedevano private di un Punto nascite a Valdagno, reparto da sempre esistito nel San Lorenzo, ben funzionante e mai messo in discussione.

la presenza del punto nascite di Valdagno rientra nei parametri previsti sia dal Piano Sanitario Regionale e dalla normativa nazionale che prevedono la chiusura delle maternità con meno di mille nascite all’anno, escludendo però le zone montane che servono territori particolarmente disagiati dal punto di vista topografico.

 La nuova minaccia di trasferimento del reparto, come tutti sanno, nasce solo dalla necessità di dar posto ad ortopedia di Montecchio Maggiore.

E’ evidente che si tratta di una sempre più pasticciata organizzazione ospedaliera determinata dalla discutibile iniziativa di costruire un nuovo ospedale a Montecchio Maggiore come se già l’Ovest Vicentino non ne avesse due di ospedali, senza contare quello di Lonigo.

Chiudere due ospedali efficienti e perfettamente funzionanti come quello di Valdagno e di Arzignano, per costruirne uno nuovo a Montecchio è uno spreco  di risorse pubbliche ingiustificato. Gli ospedali infatti non sono dei semplici edifici; sono strutture complesse ricche di attrezzature, sale operatorie, macchinari diagnostici e molto altro.

 La CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente) ha sempre criticato questa operazione che si configura come un disagio incolmabile per le popolazioni del Valdagnese e enorme sperpero di risorse e di denaro pubblico, soprattutto in un momento in cui l’economia italiana arretra sotto i colpi di una politica di mercato che non tiene conto dei bisogni dei cittadini.

Quest’anno sono stati sottratti 2.800 miliardi dal budget della sanità. Questo continuo definanziamento sta determinando la lenta morte del Servizio Sanitario Nazionale aprendo spazi sempre più remunerativi alla sanità privata e al libero mercato della salute

Presisdente dell'Ordine dei Medici di Vicenza
 Michele Valente
Buttare via decine di milioni per erigere nuovi muri quando si negano esami, terapie e assistenza ai malati, ci sembra francamente stupido, se non addirittura immorale.  Non siamo noi che lo affermiamo ma il presidente dell’Ordine dei medici di Vicenza Michele Valente, in un recente articolo sul Giornale di Vicenza:

 “Mancano Medici e Infermieri
…. l’aggiornamento dei LEA, che risalivano al 2001, comporta una spesa stimata di circa 3 miliardi ma il Ministero pensa che i 2 miliardi e 200 milioni mancanti saranno compensati attraverso gare d’acquisto collettive, continuando a perseguire gli obiettivi di appropriatezza e con l’estensione dei ticket. ….. il problema al quale tutti – Governo e Regioni – girano attorno senza mai affrontarlo è quello della carenza di personale.

Con il dovuto rispetto (!?!) per manager e tecnocrati, la Sanità rimane sulle spalle dei Medici e del personale ospedaliero, spalle sempre più oberate e stanche.

Mancano Medici; il 40 per cento di quelli attualmente in corsia ha 60 anni e, secondo i dati della Federazione nazionale dei collegi degli infermieri, l’organico nazionale è carente di 47.000 unità.

Per tamponare l’emergenza creata anche dai nuovi orari di lavoro, imposti (giustamente) dall’Unione Europea, si era parlato di assumere 3000 medici, ma se ne sono visti ben pochi.

La spiegazione l’ha data il presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi: “ C’è una evidente responsabilità delle Regioni alle quali spettava la determinazione dei fabbisogni di personale sulla base dei quali indire i concorsi. A questo punto penso che spetti al Governo chiedere un’accelerazione immediata per chiudere la partita. Non ci sono più scusanti”.


Nella nostra regione, invece di assumere personale si chiudono ospedali per costruirne di nuovi. Una politica scellerata che spesso ha anteposto i comitati d’affari alle esigenze della parte più debole della popolazione, come scrive Renzo Mazzaro nel suo ottimo libro “I padroni del Veneto”.
In un momento in cui la sofferenza e il disagio dei cittadini crescono, suonano come una forte provocazione le dichiarazioni del sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, pubblicate sul Giornale di Vicenza del 18 agosto.

” «L'odg firmato il 6 giugno da15 sindaci resta tale». Il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, a nome anche della collega Milena Cecchetto di Montecchio, non fa alcun passo indietro:
 «La nostra è una visione proiettata verso il futuro. Difendere fortini sbrindellati non serve.
 Unificare ad Arzignano i punti nascita collegando l'attività materno-infantile con il Centro-Donna di Montecchio per dare sicurezza a partorienti a bambini significa offrire una garanzia che a Valdagno non esiste. 
Nella prospettiva che quando ci sarà l'ospedale di Montecchio questi reparti confluiranno nel nuovo polo, con le riconversioni di Arzignano e di Valdagno. Sperando che la Lorenzin decida sull'applicabilità del suo decreto».

2014 manifestazione contro la chiusura del Cazzavillan



Il dott. Gentilin, bontà sua, le chiama riconversioni di Arzignano e Valdagno” un modo “dolce” per definire la morte di due ospedali. Francamente un tale accanimento non trova giustificazioni, la spaccatura del fronte dei sindaci che dovrebbe difendere il patrimonio sanitario esistente è in gran parte opera sua: dove ci porta?

Lo stesso direttore sanitario di Arzignano ammette che l’ospedale di Montecchio sarà un ospedale “Spoke” e i direttori generali che si sono susseguiti ad Arzignano in questi anni hanno costantemente dichiarato, mettendo le mani avanti, che il nuovo ospedale avrà meno reparti e meno strutture di quello di Arzignano.

 Contrariamente a quanto afferma Gentilin, la chiusura del punto nascite di Valdagno, che non può essere definito un “fortino sbrindellato“ senza offendere quanti da anni ci lavorano, non la si fa, come tutti sanno, “ per dare sicurezza ai bambini” ma per dar spazio a ortopedia.

Il Piano Sanitario Regionale, prevede che Lo sviluppo di reti cliniche (es. per l'emergenza neonatale, le grandi ustioni, i trapianti, i tumori rari, infarto, centri di radioterapia) comporta la revisione della rete ospedaliera sulla base quantitativa e qualitativa rispetto alle singole funzioni assistenziali, a garanzia degli standard minimi prestazionali per operatore e per la sicurezza dei pazienti. Richiede, inoltre, che tutti gli Ospedali siano collegati funzionalmente, anche comportando il collocamento di alcune specialità chirurgiche e/o di procedure diagnostiche ed interventistiche in sole specifiche realtà.”

In soldoni, nessun “polo” a Montecchio ma una rete che farà capo all’ospedale di Vicenza.

Prima di fare dichiarazioni mirabolanti è meglio andarsi a rileggere il Piano Sanitario Regionale. E quando si parla di fantomatiche “cittadelle della salute” sarebbe opportuno che si esplicitasse in cosa consistono: forse che tutti i medici di famiglia saranno spostati sulla collina? Sarà un vantaggio per tutti i cittadini di Arzignano, compresi naturalmente, i vecchi e gli invalidi ?

Oppure si pensa che nello stesso locale andrebbe spostato il distretto che attualmente si trova in una posizione centrale, accanto alla stazione delle corriere, inserito nel corpo del centro direzionale della città? (farmacie, banche, negozi, comune, poste ecc.) Grandi idee per il futuro della nostra comunità e della sanità pubblica.

Non abbiamo bisogno di proclami né tanto meno di conflitti campanilistici. Ci basta solo il BUON SENSO, affermato in maniera argomentata e pacata, al di fuori dalle ideologie e dagli interessi dei partiti o delle parti politiche. 
E’ bene che tutti gli attori di questa storia si svestano delle armature e ragionino insieme nell’interesse REALE dei cittadini, DI TUTTI i cittadini, ma principalmente di quelli più svantaggiati e bisognosi di cure e di attenzione.

Dedico con affetto questo post ad una persona cara, da poco scomparsa, uno dei tanti cittadini che hanno firmato la petizione contro la chiusura del Cazzavillan, Umberto Ziggiotti. Ogni volta che ci incontravamo mi interrogava sul futuro del nostro ospedale, che tanto amava e apprezzava.
 Lo dedico a lui e a quanti negli anni hanno contribuito fattivamente al suo potenziamento con donazioni di macchinari importanti, a quegli amministratori che lo hanno promosso e difeso, a Uberto Repele che ne fu attivo animatore e a tutti i cittadini che hanno sottoscritto petizioni e iniziative della CiLLSA in difesa del Cazzavillan e della sanità pubblica.

Giovanni Fazio



IL PARERE DI CRISTINA GUARDA, CONSIGLIERE REGIONALE.

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