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martedì 16 aprile 2024

Decisione storica degli Usa contro gli Pfas

 


 limiti zero nell’acqua potabile per salvare 100 milioni di persone nei prossimi anni. Italia ed Europa restano a guardare

LIMITE ZERO PER PFOA E PFOS CANCEROGENI

BIDEN STANZIA 12 MILIARDI DI DOLLARI PER LA QUALITA’ DELL’ACQUA POTABILE.

 

L’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha annunciato di aver fissato limiti molto bassi per la presenza nelle acque potabili di sei molecole del gruppo dei Pfas (sostanze poli- e perfluoroalchiliche), le sostanze utilizzate in industria che, chiamate “forever chemicals” (inquinanti eterni) per la loro lunga persistenza nell’ambiente, sono associate a numerosi problemi per la salute.

https://cillsa1.blogspot.com/2024/04/decisione-storica-degli-usa-contro-gli.html

Per le due molecole collegate a forme tumorali (il Pfoa, cancerogeno per l’uomo e il Pfos, possibile cancerogeno) il limite fissato dall’Epa è pari allo zero tecnico.

 Con questo provvedimento, l’agenzia Usa prevede che nei prossimi anni si eviterà l’esposizione di circa cento milioni di persone ai Pfas nell’acqua potabile, prevenendo migliaia di decessi attribuibili a queste sostanze.

 Unione europea e Italia, invece, restano indietro.

 “Eppure il Veneto è teatro di uno dei più grandi casi di contaminazione da Pfas al mondo e Greenpeace Italia ha dimostrato la presenza di queste sostanze anche nei corsi d’acqua della Toscana e nelle acque potabili di diversi comuni della Lombardia e del Piemonte, a concentrazioni che, da oggi, negli Stati Uniti sono considerate pericolose per la salute umana” , denuncia Giuseppe Ungherese, il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

 

Il piano strategico made in Usa

L’Epa ha stabilito limiti molto bassi, oltre che per Pfos e Pfoa, anche per Pfhxs, Pfna e Hfpo-da, altrimenti noto come GenX Chemicals, ma anche un limite per le miscele di due o più di questi ultimi tre Pfas, nonché del Pfbs, che negli anni le industrie hanno iniziato a utilizzare in sostituzione del Pfos per tante applicazioni.

Questa misura fa parte della Pfas Strategic Roadmap dell’Epa. L’amministrazione Biden sta investendo nove miliardi di dollari, la somma più alta messa mai a disposizione sul fronte degli inquinanti eterni. Saranno utilizzati per consentire alle comunità a far fronte alle situazioni di inquinamento dell’acqua potabile da Pfas e altri contaminanti emergenti. A queste risorse, vanno aggiunti i 12 miliardi di dollari stanziati per migliorare la qualità dell’acqua potabile in generale, obiettivo che include la lotta ai Pfas, anche di ultima generazione.

“L’acqua potabile contaminata da Pfas ha afflitto le comunità di questo Paese per troppo tempo. Ecco perché il presidente Biden ha fatto della lotta ai Pfas una priorità assoluta, investendo risorse storiche per affrontare queste sostanze chimiche dannose e proteggere le comunità a livello nazionale” ha spiegato l’amministratore dell’Epa, Michael Regan.

Cosa accade in Europa – Nel frattempo, le misure prese dall’Unione europea sono di tutt’altro tenore. Se il regolamento sugli imballaggi in via di approvazione prevede il divieto di Pfas a contatto con gli alimenti (negli Usa le aziende hanno di recente dato seguito a un accordo per interromperne l’uso), proprio in questi giorni il Parlamento di Bruxelles ha confermato l’intesa politica con i governi per rivedere le norme in materia di gestione delle acque e di trattamento delle acque reflue delle città. La presenza di inquinanti chimici nelle acque, Pfas compresi, sarà “rigorosamente monitorata”, ma non è previsto alcun obbligo specifico.

Al momento il divieto di produzione concerne solo alcune di queste sostanze, ovvero Pfos e Pfoa. Per tutte le altre (circa 14mila secondo l’Environmental protection agency e sei milioni secondo PubChem) esistono delle soglie, fissate a livello europeo nel 2006, e ritenute insufficienti per tutelare la salute.



A febbraio 2023, cinque Paesi europei (Danimarca, Germania, Svezia, Paesi Bassi e Norvegia) hanno presentato all’Echa, l’Agenzia europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche prodotte e immesse in commercio, una proposta di revisione del Regolamento Reach del 2006 per la messa al bando.

 

"Marcia dei P_fiori"Trissino

Nel 2020, l’Europa ha poi adottato una direttiva (attuata in Italia nel 2023) che entrerà in vigore solo nel 2026: il limite per la presenza di Pfas nell’acqua sarà di cento nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas (24 in Italia),cinquecento nanogrammi per tutti i Pfas (gli oltre 10mila).

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I Paesi che fanno passi in avanti 

Di fatto, però, alcuni Paesi hanno già imposto limiti anche cinquanta volte inferiori rispetto a quelli della direttiva.

 La Danimarca ha posto un limite per la somma di quattro sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) pari a due nanogrammi per litro e ne ha vietato l’utilizzo nei contenitori alimentari.

Si muovono nella stessa direzione, per quanto riguarda la presenza di Pfas nelle acque, anche Svezia, Olanda e la regione belga delle Fiandre.

Lo scorso 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare lproduzione e la vendita di prodotti non essenziali contenenti Pfas. Il disegno di legge proposto dal deputato ecologista Nicholas Thierry è stato approvato in Parlamento con 187 voti a favore (di più schieramenti politici) e cinque contrari. Dal 1gennaio 2026, i Pfas saranno vietati nei cosmetici, nella sciolina e nella produzione di abiti, salvo quelli per la protezione professionale. Il bando esclude per ora le pentole e altri utensili da cucina.

In Italia i limiti non garantiscono la sicurezza 

 In Italia, invece, non si vedono provvedimenti di questo tipo all’orizzonte.      Il  ministero della Salute ha fissato come valore massimo nelle acque destinate al consumo umano cinquecento nanogrammi per litro per i Pfoa trecento per i Pfos (cancerogeni).

 Nonostante i casi italiani di contaminazioni, in primis quello del Veneto. “In Italia l’inquinamento da Pfas è un’emergenza nazionale fuori controllo, soprattutto per la mancanza di provvedimenti che limitino l’uso e la produzione di queste sostanze a tutela dell’ambiente e della salute.

Il governo Meloni segua l’esempio degli Stati Uniti e adotti subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole”, commenta Ungherese di Greenpeace.

  


 

 

 

domenica 7 aprile 2024

7 APRILE 2024 GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE

 



MANIFESTAZIONE REGIONALE SABATO 6 APRILE

a Mestre-Venezia ore 14,00 (P.le Stazione FF.SS)

PER IL PIENO RISPETTO.32 DELLA COSTITUZIONE CHE TUTELA LA SALUTE COME DIRITTO FONDAMENTALE

PER LA SALVAGUARDIA E IL RILANCIO DI UN SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, EQUO, ACCESSIBILE, UNIVERSALE

CONTRO I TAGLI E LO SMANTELLAMENTO DEI SERVIZI SOCIO SANITARI DELL’ART PUBBLICI

L’invecchiamento della popolazione con l’ incremento delle malattie croniche e della non autosufficienza; l’aumento delle patologie da inquinamento e da stress lavoro-correlato, l’insicurezza generata dalla precarietà e dalla povertà in larghe fasce della popolazione, il concomitante aumento del disagio psichico e dei fenomeni di dipendenza e fragilità sociale, i nuovi fenomeni globali: pandemie , migrazioni ,cambiamenti climatici, il parallelo declino e impoverimento dei Servizi Sociosanitari Pubblici e il venir meno dei Sistemi di protezione sociale, rendono sempre più impellente e necessario un nuovo e radicale cambiamento di rotta delle Politiche Socio-Sanitarie nel nostro paese.

RIVENDICHIAMO

·         La Garanzia della Cura, all’interno del Servizio Socio Sanitario Pubblico,sul territorio nazionale e regionale, affinché sia garantito a tutti e ovunque l’erogazione dei LEA e dei LEPS ,che vanno implementati e finanziati, anche e soprattutto, nelle aree più periferiche e interne e per le persone con piu’ fragilità. Fondamentale l’abbattimento delle Liste di Attesa che creano insopportabili discriminazioni tra chi può pagare e chi invece rinuncia a curarsi, alimentando fortemente la privatizzazione della Sanità.

- Il Rilancio delle Politiche di Prevenzione e Sicurezza, applicando le norme, nei luoghi di lavoro e di vita, di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, in ottica globale della salute e dei suoi determinanti.

- Il Potenziamento dei servizi territoriali di prossimità e la riorganizzazione della Assistenza primaria, tramite la Piena attuazione del PNRR e del DM 77/2022, con una dotazione adeguata di personale sia sanitario che sociale per farli funzionare.

- La riorganizzazione della formazione e la valorizzazione delle competenze delle varie professioni sanitarie nel sistema pubblico, con un piano straordinario di assunzioni, abolendo i tetti di spesa per il personale tuttora esistenti, insieme ad un compenso economico dignitoso per tutti gli operatori.

- La partecipazione democratica dei cittadini e degli operatori ai meccanismi decisionali, la promozione di un modello che garantisca una collaborazione orizzontale tra tutti gli attori della sanità e le istituzioni .

- Uno stop deciso alla privatizzazione dell’ Assistenza Sanitaria .La Salute non può essere commercializzata, ridotta a merce, o compromessa dalle politiche di austerità e sottofinanziamento. La soluzione non è l’Autonomia differenziata, che produce ulteriori diseguaglianze e disomogeneità nell’offerta di servizi tra i cittadini

 

PER UN VENETO IN SALUTE

E’URGENTE UN NUOVO PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE ADEGUATO AI BISOGNI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE

Un Piano che programmi il rafforzamento strutturale del sistema socio-sanitario pubblico attraverso:

·         una nuova e diversa pianificazione dei servizi ospedalieri, con una rete ospedaliera efficiente che fermi lo stillicidio della diminuzione dei posti letto, la chiusura di reparti, la soppressione o l’accentramento dei servizi ambulatoriali di cura o screening;

·         un Incremento dei Servizi di Emergenza/Urgenza soprattutto nei territori più disagiati nelle zone di montagna del bellunese, nei territori dell’area polesana, nelle isole delle zone lagunari, nonché il potenziamento dei servizi di pronto soccorso esistenti, insopportabilmente congestionati.

·         la realizzazione di Ospedali di Comunità e Strutture Riabilitative Pubbliche, totalmente gratuiti, senza la quota di compartecipazione;

·         la gestione efficace del passaggio dall' ospedale al territorio, tramite dimissioni protette, continuità nella presa in carico, una reale Assistenza Domiciliare Integrata;

·         tempi di attesa accettabili per le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici nelle strutture pubbliche, garantendo al cittadino il diritto a scegliere dove curarsi;

·         servizi territoriali, adeguato con operatori e professionalità per i diversi ambiti assistenziali: non autosufficienza,disabilità, salute mentale, dipendenze, salute della donna con la rete dei consultori e dei centri antiviolenza;

·         un numero di Medici di Medicina Generale, di Pediatri, di Medici di continuità assistenziale adeguato alle necessità di salute della popolazione residente; per garantire cure di prossimità continuità assistenziale

·         possibilità di accesso alle RSA e ai Centri Diurni per tutti compreso i meno abbienti oggi esclusi per l’elevato costo delle rette e la mancanza di impegnative di residenzialità;

·         la creazione di un nuovo sistema di governance e di coordinamento delle diverse strutture in ambito sanitario e sociale. I Distretti, gli ATS e i Piani di Zona devono essere il fulcro centrale, per garantire un’effettiva integrazione socio-sanitaria per la presa in carico e nei servizi alla persona.

Marzo 2024 Per adesione: mail.covesap@gmail.com

Per informazioni Salvatore Lihard tel.3356425209 Mariapina Rizzo tel. 3499424726

 


lunedì 25 marzo 2024

LA CRISI DELL’ACQUA IN VENETO


Le Rotte del Guà prima della distruzione del parco

AVANZA LA GRANDE SETE

L'oro blu, anche in una terra di fiumi e risorgive, inizia ad andare in sofferenza.

Lo dicono i numeri - con la falda che al pozzo di Dueville in 60 anni ha perso un metro e mezzo di livello - e lo dice il recente passato: «Nel 2022 abbiamo vissuto anche da noi la guerra dell'acqua».

Chi così parla non è un ecologista di Greenpeace ma il presidente di Viacqua, Giuseppe Castaman, al recente incontro con i sindaci della zona.

 «Due miliardi di persone al mondo non hanno accesso all'acqua potabile e dunque quello che noi diamo per scontato, per una grande parte della popolazione mondiale, bambini compresi, non lo è. Serve dunque un uso più responsabile in tutti i settori», Questo lo dice l'assessore all'ambiente di Vicenza Sara Baldinato.

Lorenzo Altissimo, responsabile del Laboratorio Analisi Acque AIM (Vicenza)-AMAG (Padova), ha dato i numeri della crisi:

Tutti noi consumiamo troppa acqua», parlando di un patrimonio di riserva idrica che inizia a mostrare segni di sofferenza.                                                                                                        In tutta la Pianura Padana, Veneto compreso, la portata delle risorgive è in diminuzione - e ha aggiunto - Dagli anni Settanta al 2019 la portata delle Risorgive dai Lessini al Sile è diminuita del cinquanta per cento ed è una tendenza che continuaDagli anni Sessanta al 2015 l'incremento dei prelievi è stato del 400 per cento, ma addirittura nella parte di Almisano di sei volte, a fronte di un aumento della popolazione di circa il 15 per cento.”

Rotte del Guà 2014


Agli scettici che contestano le cause antropiche del riscaldamento terrestre ricordiamo che il futuro è già qui mentre i politici cianciano del 2050 o peggio del livello dei mari di fine secolo, mete apparentemente lontane cui la maggior parte della gente fa spallucce.

Certamente tutti noi dobbiamo fare molta attenzione ai consumi di acqua, tuttavia ricordiamo ad Altissimo che gli acquedotti civili consumano dall’8 al 12% dell’acqua potabile mentre il resto è consumata dall’industria 20%, da agricoltura e allevamenti 60%.

Stando così le cose è una vera follia continuare a spargere insetticidi e diserbanti tossici e cancerogeni che rendono inutilizzabile la preziosa, poca acqua che ci rimane, interessando il 67% delle acque superficiali il 34% delle acque sotterranee.

  

Rispondendo ad Altissimo aggiungiamo che le cause dell’abbassamento drammatico delle falde d’acqua dolce nella pianura padana e nel Veneto non sono solo i prelievi ma che ha un ruolo importante l’aumento della temperatura terrestre e il progressivo scioglimento dei ghiacciai, l’estrema cementificazione,  l’impermeabilizzazione dei suoli e l’insana distruzione di aree umide, come quella delle “Rotte del Guà”.

Quest’ultima, con i suoi 6.000 alberi e le sue praterie, aveva costituito, per un secolo, un’ottima area di ricarica delle falde e un’area di espansione che smorzava la velocità delle acque che scendevano da Valdagno, proteggendo dalle alluvioni Tezze e tutta l’area sottostante.

Quanto sopra sembra non interessare coloro che in Regione continuano, tra l’altro, ad autorizzare l’apertura di allevamenti sempre più grandi, come quello che dovrebbe ospitare un milione di polli nel Sud del padovano.

Parlando di acqua potabile il 22 Marzo 2024 si è celebrata nell’assoluto disinteresse generale, la Giornata mondiale dell'Acqua, istituita dalle Nazioni Unite dal 1992,

che dovrebbe, dati i tempi che attraversiamo, richiamare tutti noi (ma in particolar modo le istituzioni a qualsiasi livello) a focalizzare l'attenzione su un elemento così importante per la nostra vita.


Rotte del Guà 2014

 

Se da un lato abbiamo alluvioni e inondazioni che causano ingenti danni materiali (il più delle volte con perdita di vite umane) dall'altro abbiamo sempre più territori colpiti da siccità dove la mancanza d'acqua renderà la sopravvivenza umana sempre più difficile e complicata. 

Ma di fronte a questa evidenza da anni non più sottovalutabile, le istituzioni, a partire dall'ultima vetrina mondiale che risponde al nome di COP 28, decidono di posticipare ulteriormente la decisione di prendere seri provvedimenti per invertire la rotta attuale che continuerà a proseguire integerrima a favore di energie fossili, prima causa di inquinamento e cambiamenti climatici.

L’acqua  è anche causa  di guerre.  Sempre più è soggetta a privatizzazioni (Water grabbing) e sottratta al controllo dei popoli e dei cittadini per il mero profitto economico di pochi.

In 13 anni dall'esito referendario del 2011 ha rappresentato un ostacolo alla deriva privatistica che ha intrapreso il nostro Paese e l’Europa.

Oggi quel referendum e l'esito conseguito, con la nuova legislazione nazionale, verrebbe totalmente delegittimato (altro che "Il mio voto va rispettato"), in quanto non è più possibile affidare la gestione dell'acqua ad un Ente di diritto pubblico ! nonostante in tutta Europa sia ancora una forma gestionale normativamente prevista. Una seria violazione dei nostri diritti. 

Sono  le imposizioni di un’Europa liberista che continua a disarticolare e impoverire gli stati e a privatizzare beni comuni e welfare. Difendere l’acqua pubblica significa anche lottare contro questo andazzo e cambiare politica anche in Europa. 

Da questa giornata mondiale dell'Acqua dobbiamo quindi rimetterci in gioco perché essa possa ritornare ad essere un importante monito per la salvaguardia e il ripristino di questo bene comune, perché sia accessibile a tutti e non un'esclusiva di pochi a scapito di molti, in termini ambientali, sociali e di convivenza tra tutti noi. 

Questi ed altri temi saranno al centro del confronto dell’assemblea  nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, in programma il 20 e 21 Aprile a Napoli.

 

Giovanni Fazio

 

 

Rotte del Guà prima della distruzione del parco

 

 

  

martedì 19 marzo 2024

LE NANOPLASTICHE NEL CERVELLO

  


La ricerca scientifica ha scoperto frammenti di plastica nelle nostre carotidi e un indagine epidemiologica ha scoperto che i chi ha microplastiche nelle pareti delle arterie ha un rischio doppio di fare un ictus o un infarto. Dove vogliamo arrivare? 

A Bruxelles  i  ministri degli stati UE hanno bocciato  il regolamento sugli imballaggi

 L’obiettivo del Parlamento Europeo e della Commissione era quello di ridurre, progressivamente, gli imballaggi di plastica usa e getta che stanno invadendo il pianeta di micro e nano plastiche.

 La presidente Meloni, schierata a tutto campo con i produttori di plastica, commenta:" Abbiamo dimostrato che c'è un'Italia che non si arrende e valorizza le nostre eccellenze".

Se pensiamo al recente ritrovamento nell’acqua minerale in bottiglie di plastica di centinaia di migliaia di micro e nano plastiche e alla correlazione con un aumento di rischio di ictus e infarto,  alla contaminazione di tutta la fauna ittica e al passaggio dei queste sostanze nel corpo umano, viene da rabbrividire.

 La bozza approvata il 30 novembre scorso dalla Commissione Europea già votata dal Parlamento Europeo prevedeva di ridurre la quantità di plastica riciclata incoraggiando il riuso. 

UN RICICLAGGIO POCO VANTAGGIOSO PER LE AZIENDE 

I grandi produttori di plastica sventolano la bandiera del riciclaggio per difendere la produzione di plastiche mono uso che, a loro dire sarebbero completamente riciclate.                                                                                                                                                In realtà solo una parte di plastica monouso viene riciclata. Infatti i produttori preferiscono la plastica vergine, materia prima sicuramente più performante ed economica, rispetto a quella riciclata. Pertanto vantarsi di sostenere il riciclo è solo un escamotage per continuare a produrre in maniera incontrollata plastiche monouso, gran parte delle quali finiscono direttamente nell’ambiente e nel nostro stesso corpo. 

LA BOZZA 


LA DIRETTIVA AFFOSSATA ANCHE DALL'ITALIA

Tra le principali novità, la bozza prevedeva la riduzione dei rifiuti generati pro-capite, nuove regole contro l’over-packaging, obiettivi più ambiziosi su tassi di riciclo e contenuti minimi di materiale riciclato e, a partire dal 2028, l’obbligo di istituire sistemi di deposito cauzionale per i contenitori monouso con capacità fino a 3 litri, non solo in plastica.

 

Le case produttrici di plastiche festeggiano il naufragio del progetto europeo inneggiando al riciclo che avrebbe dovuto salvaguardare l’inquinamento dei mari dei fiumi e delle riserve di acqua potabile.

Il testo della direttiva approvato è stato svuotato di tutti i contenuti osteggiati dalle case produttrici diventando una norma assolutamente inefficace a contrastare l'inquinamento dei mari e del territorio e soprattutto l'aumento dello stesso a causa della crescita continua della produzione di plastiche mono uso. 

 

Palazzo Chigi, commenta:

"testo equilibrato ed efficace", che concentra gli oneri sulle società di grandi dimensioni (oltre 1.000 dipendenti e 450 milioni di fatturato globale) meglio in grado di monitorare le proprie catene di approvvigionamento e di contribuire alla mitigazione degli effetti delle attività economiche sui cambiamenti climatici, nonché alla tutela dei diritti umani delle persone interessate dall'attività d'impresa.”

 

Tutela dei diritti umani

 

"… Il merito di questo successo va attribuito anche al cruciale lavoro di squadra svolto dai nostri europarlamentari, che hanno saputo travalicare gli schieramenti politici", ha proseguito la presidente Meloni, riservando un  ringraziamento particolare a Massimiliano Salini (Forza Italia) e a Patrizia Toia (Partito Democratico)”

 Il nuovo campo largo per la plastica (ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere).

 INTANTO ALL’ESTERO

Diversi stati europei però hanno già introdotto quote obbligatorie da raggiungere nei prossimi anni: l’Austria ha introdotto una quota del 25% per i contenitori per le bevande entro il 2025, la Francia il 10% del packaging entro il 2027, il Portogallo il 30% entro il 2030. “Coca Cola ha annunciato di voler utilizzare il 25% di contenitori riutilizzabili entro il 2030 per le bevande che commercializza in tutto il mondo – ricorda  Giuseppe Ungherese (Greenpeace) – un obiettivo non dissimile da quello presente nella bozza (20% entro il 2030).




SISTEMI DI DEPOSITO SU CAUZIONE

Sul sistema di deposito e cauzione Enzo Favoino di Zero Waste Europe, esponente della campagna “A Buon Rendere” dichiara:

Nei 13 paesi europei che hanno già il deposito cauzionale la media di intercettazione dei contenitori per bevande è del 94%, ma quella dei Paesi senza deposito cauzionale è del 47%. Altri dieci Paesi europei, però, hanno già definito le scadenze per l’entrata in vigore di questi sistemi, per i quali l’Italia rischia davvero di rimanere l’ultima ruota del carro."

 DATI SULLA PLASTICA 

Si sentiva proprio il bisogno dell’intervento di Giorgia Meloni in favore di BIG Plastica. I dati sono letteralmente terrorizzanti se pensiamo al pianeta che subisce questa offensiva quotidiana nell’indifferenza generale.

 


«La produzione mondiale di plastica si avvicina a 400 milioni di tonnellate all’anno», ha dichiarato Beizhan Yan,  chimico ambientale presso l’Osservatorio della Terra Lamont-Doherty della Columbia University.

 «Più di 30 milioni di tonnellate vengono gettate ogni anno in acqua o sulla terraferma e molti prodotti realizzati con la plastica, compresi i tessuti sintetici, perdono particelle mentre sono ancora in uso. A differenza della materia organica naturale, la maggior parte delle materie plastiche non si scompone, ma si divide e si ridivide in particelle sempre più piccole della stessa  composizione chimica».

 PLASTICA E PFAS

Il libero mercato non ha esitazioni nel mescolare pfas e plastiche per ricavare ulteriori profitti. Li hanno mescolati anche nei pesticidi (76% di quelli usati in Italia). È veramente necessario fare delle profonde riflessioni e sulla china in cui ci precipita un capitalismo folle e disumano.  Molti oggetti in plastica contengono anche PFAS, per cui al danno delle nano plastiche si aggiunge quello delle sostanze perfluoroalchiliche (Tumori, Alzheimer e altro).

 BUONE NOTIZIE DALL’AMERICA

In America, leggiamo su Rinnovabili.it, le aziende statunitensi hanno dato seguito a un accordo con la Food and Drug Administration per interrompere volontariamente l’uso di PFAS negli imballaggi alimentari.  

 

Per una volta, un impegno assunto in modo volontario grazie al “soft power” esercitato dall’agenzia governativa, ha prodotto un risultato                               Con questo accordo, sono stati tolti di mezzo involucri per cibo da asporto, sacchetti per popcorn da microonde, contenitori di cartone per il take away e sacchetti per cibo per animaliAspettiamo che si faccia qualcosa di simile anche in Italia.

 NANOPLASTICHE NELL’ACQUA MINERALE

 Purtroppo, dagli USA non ci arrivano soltanto buone notizie.

 Da un articolo di Raicaldo di Pasquale apprendiamo che arriva dagli Stati Uniti l'ultimo rischio di ingerire micro plastiche, ma soprattutto nanoplastiche, attraverso il consumo di acqua commerciale in bottiglie di plastica:

un team di ricercatori ha analizzato i prodotti di tre celebri marche, alla ricerca di frammenti di grandezza anche inferiore a 100 nanometri.

 Ne sono stati trovati molti più di quanto accaduto nelle stime precedenti: in un litro di acqua in bottiglia, in media, sono stati individuati 240 mila frammenti di plastica.

Fino a cento volte di più rispetto al passato, molto più di quanto non si riscontri nell'acqua di rubinetto. Nulla, naturalmente, di percepibile all'occhio umano.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale della National Academy of Sciences) ha immancabilmente aperto un ampio dibattito negli Stati Uniti. E minaccia, sin d'ora, di incidere sui comportamenti dei consumatori. Su scala globale.

 

NON SOLO PET 

Le analisi di laboratorio, che hanno utilizzato due strumenti di ultimissima generazione con il puntamento di due laser in grado di osservare e "leggere" la risposta delle diverse molecole, hanno individuato da un minimo di 110 mila a un massimo di 370 mila particelle di plastica.

Si tratta in larga parte (circa il 90%) di nano plastiche, riconducibili a sette tipologie differenti.

Tra queste, come ci poteva attendere, figurano quantità significative di PET,  il polietilene tereftalato, utilizzato su larga scala per imbottigliare il 70% delle bottiglie  per bevande e liquidi alimentari di tutto il mondo. Ma non è la sola molecola trovata; poliammide, polistirene, polivinilcloruro ecc. arricchiscono le nostre acque minerali nonché bibite varie a base di zuccheri e coloranti.

 Quanto basta, insomma, per accendere la luce dei riflettori su un grande business mondiale, proprio mentre la presenza di micro e nano plastiche viene certificata un po' ovunque, negli ecosistemi, persino in Antartide.

Ma stavolta il rischio è di ingerirle direttamente, non attraverso la catena trofica degli ecosistemi dai quali preleviamo il nostro cibo.

"le nanoplastiche presenti nelle nostre bottiglie d'acqua sono potenzialmente pericolose per la salute umana, ancor più delle microplastiche", ammonisce " Wei Min, docente di chimica alla Columbia.

 NANOPLASTICHE NEL CUORE E NEL CERVELLO

 


Un recente articolo di Sara Carmignani ci dice che, in linea teorica, le nanoplastiche sono abbastanza piccole da poter entrare nel sangue, nel fegato e nel cervello di un essere umano.

Di più: invadere le singole cellule e attraversare la placenta arrivando fino agli embrioni, come peraltro dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista Environment International e condotto dai ricercatori dell'Università delle Hawaii a Manoa e del Kapi'olani Medical Center for Women & Children su placente donate da donne che hanno partorito alle Hawaii tra il 2006 e il 2021.

 

"Oggi "i rischi per la salute dovuti alla presenza di contaminanti emergenti nell'acqua imbottigliata suscitano un crescente interesse. - commenta invece Antonio Limone, che guida l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, ente sanitario in prima linea nei processi di sicurezza alimentare - Composti di origine antropica come alchifenoli, ftalati e le ormai note nanoplastiche possono, anche a basse concentrazioni, causare effetti tossici agendo in modo additivo.

 A quanto ci risulta, l’acqua imbottigliata in plastica può essere contaminata in diverse fasi della catena di produzione e distribuzione, considerando che le condizioni di stoccaggio – luce, temperatura – favoriscono la migrazione dei contaminanti nell’acqua. Di sicuro, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, siamo agli albori di un nuovo approccio sull’approfondimento delle questioni legate ad ambiente e salute”.

 L’ULTIMO PASSO

 Le microplastiche sono arrivate nelle nostre arterie

Un nuovo studio italiano ha collegato questa presenza ad un rischio di infarto, ictus e morte prematura più elevato.


A tornare sull'argomento è oggi un nuovo studio italiano, definito rivoluzionario in un editoriale di accompagnamento dall'epidemiologo, Philip J. Landrigan, fondatore e direttore del Global Public Health Program del Boston College, appena pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il nuovo studio, coordinato dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli, non solo mostra la presenza di plastiche microscopiche nelle placche aterosclerotiche ma, per la prima volta, ne ha dimostrato la pericolosità per la salute, ovvero un rischio significativamente aumentato di infarto, ictus e morte prematura.

 LA PRESENZA DI PLASTICA

Studi precedenti hanno già mostrato come le micro e le nano plastiche possano arrivare in diversi organi e tessuti del nostro corpo. Alcuni esempi sono: la placenta, il latte materno, i tessuti polmonari ed epatici, urine, feci e sangue. Tuttavia, fino ad ora, non si era riusciti a studiarne l'impatto di questi polimeri sulla salute, o meglio sugli organi e tessuti e le loro funzioni.

“Microplastiche e nano plastiche stanno emergendo come potenziale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari negli studi preclinici”, si legge nello studio. “Mancano prove dirette che questo rischio si estenda agli esseri umani”.

LO STUDIO

 Per capirlo, i ricercatori hanno coinvolto 257 pazienti sottoposti a endo arteriectomia per malattia asintomatica dell'arteria carotidea (vaso che porta il sangue al cervello), una procedura nella quale sono state rimosse le placche aterosclerotiche, ossia i depositi di grasso nelle arterie, e successivamente esaminate con un microscopio elettronico per cercare la presenza di micro e nano plastiche.

Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che più della metà dei pazienti aveva depositi di grasso contaminati con minuscole particelle di polietilene e cloruro di polivinile, Pvc, tipologie di plastica molto comuni, utilizzate per i sacchetti, contenitori per cibi e bevande. Nel dettaglio, il polietilene è stato rilevato nella placca dell'arteria carotide in 150 pazienti (il 58% circa), mentre il Pvc in 31 pazienti (12% circa).

 RISCHIO RADDOPPIATO DI ICTUS, INFARTO E MORTE PREMATURA

 I pazienti le cui placche contenevano microplastiche o nanoplastiche, inoltre, avevano un rischio almeno raddoppiato di avere un ictus, un infarto o morte prematura per qualsiasi causa nei successivi 34 mesi di follow-up, rispetto a coloro che avevano placche prive di contaminazione di plastica dimostrano che le particelle di nano e microplastica provochino ictus e infarti (le persone più esposte all’inquinamento potrebbero essere maggiormente a rischio per altri motivi), ma evidenziano per la prima volta la connessione tra la presenza di plastica e la nostra salute cardiovascolare.

 Ad oggi, il nostro studio è il primo ad associare la contaminazione da plastica a malattie umane”, ha spiegato Raffaele Marfella, autore principale dello studio.

“I nostri dati devono essere confermati da altri studi e su popolazioni più ampie. Tuttavia, evidenziano in modo convincente la presenza di plastica e la sua associazione con eventi cardiovascolari in una popolazione rappresentativa affetta da aterosclerosi”.

Oltre a un aumento delle probabilità di avere un infarto, un ictus o di morire prematuramente per qualsiasi causa, il tessuto della placca dei pazienti ha mostrato segni di un aumento dell'infiammazione.

 

 

SONO ARRIVATE NELLE NOSTRE ARTERIE

Un nuovo studio italiano ha collegato questa presenza ad un rischio di infarto, ictus e morte prematura più elevato.

 A tornare sull'argomento è oggi un nuovo studio italiano, definito rivoluzionario in un editoriale di accompagnamento dall'epidemiologo, Philip J.Landrigan, fondatore e direttore del Global Public Health Program del Boston College, appena pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il nuovo studio, coordinato dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli, non solo mostra la presenza di plastiche microscopiche nelle placche aterosclerotiche ma, per la prima volta, ne ha dimostrato la pericolosità per la salute, ovvero un rischio significativamente aumentato di infarto, ictus e morte prematura.

 


 Studi precedenti hanno già mostrato come le micro e le nano plastiche possano arrivare in diversi organi e tessuti del nostro corpo. Alcuni esempi sono: la placenta, il latte materno, i tessuti polmonari ed epatici, urine, feci e sangue. Tuttavia, fino adora, non si era riusciti a studiarne l'impatto di questi polimeri sulla salute, o meglio sugli organi e tessuti e le loro funzioni. “Microplastiche e nanoplastiche stanno emergendo come potenziale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari negli studi preclinici”, si legge nello studio. “Mancano prove dirette che questo rischio si estenda agli esseri umani”.

 LO STUDIO EPIDEMIOLOGICO

 Per capirlo, i ricercatori hanno coinvolto 257 pazienti sottoposti a endo arteriectomia per malattia asintomatica dell'arteria carotidea (vaso che porta il sangue al cervello), una procedura nella quale sono state rimosse le placche aterosclerotiche, ossia i depositi di grasso nelle arterie, e successivamente esaminate con un microscopio elettronico per cercare la presenza di micro e nano plastiche.

Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che più della metà dei pazienti aveva depositi di grasso contaminati con minuscole particelle di polietilene e cloruro di polivinile, Pvc, tipologie di plastica molto comuni, utilizzate per i sacchetti, contenitori per cibi e bevande. Nel dettaglio, il polietilene è stato rilevato nella placca dell'arteria carotide in 150 pazienti (il 58% circa), mentre il Pvc in 31 pazienti (12% circa).

 RISCHIO DI MORTE RADDOPPIATO

 I pazienti le cui placche contenevano microplastiche o nanoplastiche, inoltre, avevano un rischio almeno raddoppiato di avere un ictus, un infarto o morte prematura per qualsiasi causa nei successivi 34 mesi di follow-up, rispetto a coloro che avevano placche prive di contaminazione di plastica dimostrano che le particelle di nano e microplastica provochino ictus e infarti (le persone più esposte all’inquinamento potrebbero essere maggiormente a rischio per altri motivi), ma evidenziano per la prima volta la connessione tra la presenza di plastica e la nostra salute cardiovascolare.

 Ad oggi, il nostro studio è il primo ad associare la contaminazione da plastica a malattie umane”, ha spiegato Raffaele Marfella, autore principale dello studio. “I nostri dati devono essere confermati da altri studi e su popolazioni più ampie. Tuttavia, evidenziano in modo convincente la presenza di plastica e la sua associazione con eventi cardiovascolari in una popolazione rappresentativa affetta da aterosclerosi”.

 

CONCLUSIONI

 La scienza è molto severa e pretende ulteriori conferme. Tuttavia i dati ci dicono che la plastica sta entrando nei nostri corpi.

Ci chiediamo se possiamo accettare passivamente tale realtà o se il diritto alla vita e alla salute ci imponga una svolta determinata contro le logiche di mercato e la brama di profitto che sta divorando ogni cosa.

Ci chiediamo se possiamo accettare la passività degli enti preposti alla tutela della nostra salute davanti al veloce progredire di molecole tossiche e cancerogene nei nostri organismi.

La morte chimica dell’umanità diventa ormai più probabile di quella atomica.

È figlia di un sistema economico che procede verso la distruzione del pianeta.

La logica liberista del primato del mercato sull’uomo e sulla vita sta perdendo ogni giustificazione di fronte allo sfacelo della sanità , alle privatizzazioni che hanno arricchito solo pochi oligarchi e grosse compagnie finanziarie.

Leggiamo che le riserve idriche del Veneto si sono terribilmente abbassate, che la siccità è alle porte,  e non per la fine del secolo ma per domani, eppure accettiamo che la presenza dei pesticidi nella preziosa acqua che ci rimane arriva a interessare il 67% delle acque superficiali il 34% delle acque sotterranee.

 

Questi numeri dovrebbero far tremare tutti, ma soprattutto i politici che continuano a inaugurare grandi opere di cementificazione che impermeabilizzano il suolo, facendo scorrere le acque piovane più velocemente verso il mare, che inneggiano a vigneti tossici e fingono di ignorare l’apporto chimico che aziende e agricoltura rilasciano sulle nostre acque potabili, sempre più assediate.

Col ditino alzato ci insegnano come risparmiare l’acqua, quando ci laviamo i denti: dovere civico, ma non ci dicono che il consumo civile è solo l’8% del totale e che gli enormi sprechi sono nell’agricoltura, negli allevamenti e nell’industria.

Continueremo a celebrare il made in Italy e a dire con Meloni che "Abbiamo dimostrato che “c'è un'Italia che non si arrende e valorizza le nostre eccellenze"?

Questo ignobile teatrino deve abbassare il sipario.  Spalleggiare chi si arricchisce a spese dei cittadini e dell’ambiente è una vergogna cui dobbiamo dire con forza “BASTA”.

  Giovanni Fazio

ONE HEALT non ci può essere salute per l'uomo in un pianeta ammalato